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Di Oche e di Mostri

Un classico della nostra infanzia è stato il Gioco dell’Oca – ricordo ancora le numerose partite con mia nonna, specie durante qualche malattia che obbligava al letto – e lo associo immediatamente a tazze di latte caldo, qualche dolcetto di consolazione e le attesissime visite che spezzavano la noia del non fare niente. Sembra un secolo fa: non c’erano né i cellulari né i tablet, la tv aveva solo 2-3 canali di Stato e comunque era in salotto.

Quelle partite avevano dunque il sapore di una vera boccata d’ossigeno e spesso a fine giornata la memoria delle sorti altalenanti legate al lancio del dado, della gioia improvvisa di un inaspettato balzo in avanti lungo il percorso a spirale (ricordate la mitica sesta casella, che vi portava direttamente quasi fine del percorso, ad un passo dalla vittoria) o della delusione di un tiro sfortunato che costringeva a rimanere fermo per un turno o addirittura a retrocedere, erano l’unico conforto di una lunga e noiosa giornata passata a letto tra i brividi di freddo per i repentini aumenti della febbre e le improvvise sudate, seguite dall’immancabile talco sulla schiena, causate da altrettanto rapidi e sfibranti cali di temperatura.

Era una sorta di “mondo parallelo” dove solo il lancio di dadi determinava il tuo destino. Era un gioco che si poteva fare anche quando la febbre alta ti sfiniva al punto di impedirti scelte di qualunque tipo – non dovevi pensare, semplicemente lanciavi il dado e vedevi sul tabellone quello che ti succedeva.

Il Gioco dell’Oca, tra storia e tradizioni

Pur appartenendo a giochi senza scelte, che si “giocano da soli”, Il gioco dell’Oca rappresenta ancora oggi per moltissimi bambini il primo approccio al gioco da tavola strutturato, con delle regole (in contrapposizione al “gioco libero” con pupazzi, mattoncini o pezzi vari).

Le origini del Gioco dell’Oca sono incerte e si perdono nella notte dei tempi. Alcuni ipotizzano che sia stato inventato addirittura ai tempi della guerra di Troia, dai Greci, come svago e distrazione per le truppe. Altri dicono sia nato in Italia alla Corte dei Medici, nel Cinquecento. Un’incisione allo Stationers Hall di Londra del 1597 menziona un “Game of the Goose”. Diverse altre tracce e riferimenti si trovano poi in numerosi documenti per tutto il ‘600 e il ‘700, fino alle versioni del gioco più recenti dei giorni nostri.

Veuve Petit, 1640 ca. Stampa su legno – Woodcut. 400mm x 520mm.
Collezione A. Seville
(dal sito http://www.giochidelloca.it/)

Come riportato dal sociologo francese Roger Caillois, nel Gioco dell’Oca “il destino è il solo artefice della vittoria e questa, quando c’è rivalità significa esclusivamente, che il vincitore è stato più favorito dalla sorte del vinto. […] E’ l’alea che sottolinea il favore del destino. Il giocatore deve solo aspettare, con speranza e trepidazione, il verdetto della sorte”.

Il Gioco dell’Oca: dalle osterie… all’infanzia

Forse stupirà pensare che un gioco che ognuno di noi associa istintivamente alla propria infanzia, nei secoli passati era in realtà giocato prevalentemente da adulti come gioco d’azzardo, tanto alle corti nobiliari quanto nelle osterie. Nel tempo si è però trasformato da gioco d’azzardo a gioco per bambini: all’euforia del rischio nel puntare poste più o meno cospicue, affidando la propria sorte al caso del tiro dei dadi, si è sostituito quindi il puro divertimento dell’universo ludico fanciullesco. All’“utilitas” della vittoria in denaro sopravviene la “delectatio” e la “fabula” di un racconto dove i medesimi “tòpoi” del gioco adulto (il ponte, la locanda, il pozzo, il labirinto) assumono un significato magico, fantastico e meraviglioso.

Il Gioco dell’Oca ha avuto un impatto fortissimo nell’immaginario collettivo, al punto che nei secoli artisti e incisori hanno realizzato tavole da gioco elaboratissime, vere e proprie opere d’arte. Esiste anche un romanzo di Jules Verne, il “Testamento di uno Stravagante”, che leggemmo da ragazzi e che narrava di un’eredità milionaria che sarebbe stata assegnata a chi, fra gli eredi, avrebbe completato per primo un percorso dove le caselle di gioco erano le nazioni degli Stati uniti d’America, e i giocatori stessi le pedine che si dovevano spostarsi fisicamente da uno Stato all’altro.

Nei secoli, numerose sono state le versioni e le ritematizzazioni di questo antichissimo gioco – una delle più note è “Snakes and Ladders”, ossia “Scale e Serpenti”, nato in Inghilterra in epoca vittoriana.

La variante “Mostri in Fuga”

Davide e Lorenzo sorridenti con la scatola di "Mostri in Fuga" Lisciani

L’ultima in ordine cronologico, che abbiamo trovato estremamente simpatica e ben realizzata, è a tema mostri ed è stata pubblicata da Lisciani col titolo di “Mostri in Fuga”. Grafica e componentistica curatissime, piena di disegni accattivanti, trasformano il classico percorso di 63 caselle in una corsa fra buffi mostri “paloccosi”, che aiutano i più piccoli ad esorcizzare la paura dei mostri e a ridere degli stessi.

Mostrino, tabellone e altri pezzi sullo sfondo

Alcune varianti nel regolamento del gioco classico introducono qualche piccola scelta per i bimbi: ad esempio, l’introduzione di gettoni detti “zuccotti/zecchini” che su alcune caselle possono essere spesi per avanzare di qualche passo in più (ma con il rischio, poi, di penalità qualora una casella ti richieda di pagarne qualcuno e tu ne sia sprovvisto). C’è anche una casella con una piccola sfida a fare la faccia più mostruosa cercando di far ridere gli altri – e se ci riesci chi ha riso deve darti un gettone “Zuccotto” o retrocedere di 3 caselle.

Mostri in Fuga - il percorso

I coloratissimi mostriciattoli segnaposto in vetroresina sono veramente ben fatti, ed il mostro mangiabiscotti in 3D dalla bocca larga e dai mille occhi è molto bello da vedere. La confezione è completata da un simpatico peluche-mostro tondo di stoffa che decora il manico della scatola.

I quattro mostrini segna percorso di "Mostri in Fuga" con la scatola del gioco sullo sfondo

Gioco per i più piccoli, ma con un “colpo d’occhio” piacevole anche per mamma e per papà – utile per introdurre i bimbi di età prescolare al gioco strutturato con regole (la confezione indica come età 5+, ma riteniamo possa essere giocato anche da bimbi di 4 anni) e per vincere la paura dei mostri che ricordiamo ancora molto bene nei nostri figli dai 3 anni…

Fonti per l’articolo:

  • Memorie personali 🙂
  • L’“Enciclopedia dei Giochi” di Giampaolo Dossena
  • Il bel sito dedicato al gioco dell’Oca e a i giochi di percorso in generale: http://www.giochidelloca.it/index.php

Si ringrazia Lisciani per aver messo a disposizione la copia demo di “Mostri in Fuga”.

Trovate “Mostri in Fuga”, con il suo simpatico pupazzetto del mostrino da staccare e tenere con sé, a questo link

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