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Incontro stampa con Nolan Bushnell

Sebbene Ghostplay si occupi essenzialmente di giochi da tavolo per famiglie, ogni tanto facciamo qualche incursione anche in altri “territori” quali il Gioco di Ruolo o il Videogioco. Questo sia perché si tratta di esperienze “ludiche” che fanno comunque parte della nostra famiglia, sia perché negli ultimi anni si è assistito sempre più ad una “contaminazione” di generi per cui i confini fra gioco da tavolo, gioco di ruolo e videogioco sono meno netti ed ogni area attinge in modo creativo dalle altre, a volte con risultati sorprendenti.

Alcuni “puristi” storcono il naso –  un gioco da tavolo è un gioco da tavolo, non può avere il sussidio di App o altro. A nostro parere, invece, ciò che interessa è che il risultato funzioni e diverta. Prendiamo ad esempio un gioco da tavolo che contenga in sé elementi “da videogioco”: se questi ultimi non sono superflui ma contribuiscono a migliorare l’esperienza di gioco, sono più che bene accetti.

Pensiamo ad esempio al caso di “Cryptid”, un gioco di deduzione che può essere giocata sia coi soli materiali di gioco nella scatola sia con l’ausilio di una app su tablet / smartphone: ma grazie alla app, il gioco risulta molto più fluido e divertente. O anche la serie di Escape games “Unlock” in cui la App è obbligatoria e che trasforma lo Smartphone in uno strumento fondamentale per l’esperienza di gioco. O a giochi come “Descent” o “Case della Follia” che con l’aggiunta delle App nelle loro ultime riedizioni sintetizzano in un’unica esperienza elementi di Gioco da Tavola, Gioco di Ruolo e Videogioco.

Chi è Nolan Bushnell?

Tornando appunto ai Videogiochi, a Lucca Comics and Games abbiamo avuto l’occasione irripetibile di incontrare colui che in qualche modo li ha “inventati” ossia il mitico Nolan Bushnell che nel lontano 1972 fondò l’Atari e lanciò il primo videogioco di successo, quel “PONG” (un tennis stilizzato) che incantò all’epoca milioni di giocatori in tutto il mondo.

Oggi Nolan Bushnell è un elegante signore di 79 anni, che si occupa di “Anti-Aging Games”, un servizio online di giochi per aiutare a mantenere memoria e concentrazione nonostante l’invecchiamento.

La cosa che più ci ha colpito durante la conferenza, è stata la sua personalità decisamente proiettata verso il futuro. Bushnell è un uomo che a quasi ottant’anni “guarda avanti”: ci ha parlato ad esempio della sua visione dell’intelligenza artificiale, che considera fondamentale per migliorare la qualità della vita, anche in ambiti inaspettati, come l’agricoltura, campo in cui sta dando degli enormi benefici razionalizzando la produzione e abbattendo i costi. Ed anche sui videogiochi ha una visione molto precisa: avverte che siamo ancora ben lontani dall’averne compreso e sfruttato il loro pieno potenziale, e che oggi siamo solo all’inizio.

Una raccolta di giochi per la consolle Atari alla mostra dedicata ai 50 anni della famosa azienda a Lucca Comics and Games

Genesi di un’intuizione

Noi gli abbiamo chiesto come ha cominciato a creare giochi, e di un tipo (i videogiochi, appunto) che prima in pratica non esistevano (se non come qualcosa di primordiale e sperimentale all’università). In altri termini, come ha fatto ad “immaginarli” come forma d’intrattenimento su larga scala? La risposta è stata sorprendente: lui, ci ha detto, ha studiato Ingegneria Elettronica all’Università dello Utah. Sia durante gli anni di studio che dopo la laurea, lavorava anche in un parco divertimenti. Ed ha commentato, ridendo: all’epoca c’erano molti ingegneri elettronici, ed anche molte persone che lavoravano nei parchi. Ma quanti ingegneri elettronici lavoravano in un parco di divertimento? Solo lui!

Ha proseguito dicendo che all’università usava spesso un computer con terminale (all’epoca, ci racconta, solo 3 università in tutti gli Stati Uniti ne avevano uno), e al parco divertimenti vedeva le macchinette che, inserendo una moneta, consentivano al giocatore di pilotare un braccio meccanico col quale cercare di prendere un premio, in genere un pupazzo di peluche. E cominciò così a pensare ad una macchina simile, un cabinato con una fessura a monete, ma dotata di un monitor, con il giocatore che con 25 cents si “compra” 3 minuti di gioco… E da questa intuizione nacque tutto.

Ha poi rivelato qual è secondo lui l’ingrediente essenziale in un buon gioco, ed ha fatto l’esempio proprio del PONG.

Il gioco ha avuto successo, ha detto, soprattutto perché l’asticella mossa dai giocatori faceva rimbalzare la pallina in modo diverso a seconda di dove questa veniva colpita: al centro il rimbalzo era simmetrico, ma se si riusciva a colpire la palla con il bordo o addirittura con lo spigolo dell’asticella, si ottenevano rimbalzi dalle angolazioni talmente pronunciate che era quasi impossibile per l’avversario riuscire a prendere il tiro. Il giocatore dunque poteva dunque cercare di colpire la pallina di spigolo per segnare quasi certamente un punto, col rischio però di mancare la pallina e perdere il punto. Un gioco, per avere successo, deve avere proprio questo “bilanciamento”: il rischio crescente di perdere qualcosa per ottenere una ricompensa maggiore.

A dimostrazione di ciò ha poi menzionato un gioco completamente diverso, Space Invaders: altro classico di enorme successo delle sale giochi degli anni 70. Pur non avendo niente a che fare col Pong, contiene però lo stesso “ingrediente”. Infatti: si pilota un cannoncino che spara agli alieni; ci sono delle barriere dietro cui ci si può rifugiare, ma per colpire gli alieni e vincere il gioco devo necessariamente uscire dal rifugio, col rischio di venire colpito a mia volta. E quindi, anche qui, bisogna rischiare di più per ottenere un premio maggiore.

Il bilanciamento fra rischio crescente e ricompensa maggiore, e la “tensione” che si genera, è ciò che rende un gioco interessante. E a nostro avviso, questa sua riflessione si applica non solo ai videogiochi, ma a tutti i giochi in generale: anche ai giochi da tavolo o di carte.

Nolan Bushnell ai ragazzi

Bushnell ha condiviso poi la sua visione del valore “sociale” dei videogiochi, come mezzo di aggregazione. E ha ipotizzato anche un sistema educativo che, grazie ai videogiochi, sia capace di accelerare la velocità di apprendimento scolastico dei ragazzi.

Infine, riflettendo sui successi che la vita gli ha regalato, ha dato un suggerimento ai giovani delle nuove generazioni: cercate di realizzare le cose che vi piacciono, ma fate anche esperienze diverse, lontane fra di loro. Fate di tutto, buttatevi, realizzate cose: vedrete che, come per magia, qualcosa accadrà e ne raccoglierete i frutti.

Dopo la conferenza, abbiamo avuto modo di incontrarlo personalmente. Foto e autografo di rito. Nolan Bushnell però non si limita a questo: Guarda Davide e gli chiede: “Quanti anni hai?” “12”, risponde Davide. E Bushnell: “E quanti videogiochi hai creato?” “Nessuno…” Bushnell lo fulmina con lo sguardo: “Allora sei un ragazzo pigro! Ci sono in giro videogiochi creati da ragazzini di soli otto anni!” E poi sorridendo gli dice: “Facciamo così: ti do un anno di tempo per creare due videogiochi! Vediamo che sai fare!”

Chissà se Davide raccoglierà la sfida? 😉

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